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Comunicati stampa
Il nuovo Direttore generale si è presentato al Collegio di Direzione.
Commosso il saluto di Bergamaschi
"Da Bergamaschi ad un bergamasco: tutto sommato, non cambia molto".Ha esordito con questa battuta Callisto Bravi, nuovo Direttore generale dell'Azienda ospedaliera "Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi" di Varese, in occasione della sua presentazione al Collegio di Direzione svoltasi mercoledì scorso. Una battuta per sottolineare la sintonia di impostazione e di vedute con il Direttore generale uscente, Walter Bergamaschi, riscontrata nel lungo colloquio di due giorni prima.
Entrambi, infatti, pur con formazione ed esperienza diverse alle spalle (Bravi è medico, Bergamaschi fisico), si sono detti accomunati dall'attenzione ai dati e all'analisi dei fatti, base su cui fondare ogni decisione.
Bravi nel suo discorso ha voluto ricordare che un ospedale è fatto di professionisti e sono quindi gli operatori la prima risorsa su cui investire: "Per questo, le porte del mio studio saranno sempre aperte. Per quanto Villa Tamagno sia molto bella, non mi chiuderò in ufficio, ma cercherò il più possibile il dialogo, il confronto e la coesione. Coesione tra la componente ospedaliera e universitaria, che rappresenta una grande opportunità per un ospedale, ma anche tra la componente sanitaria e quella amministrativa".
Intervenendo dopo la relazione di Bergamaschi che ha riassunto i capisaldi della legge sulla spending review e le linee guida regionali per l'elaborazione del nuovo Piano di Organizzazione Aziendale, Bravi ha voluto spostare l'attenzione sui concetti di crescita e di innovazione, sui quali intende imperniare la sua gestione: "Nonostante la fase recessiva con cui ci dobbiamo confrontare - ha dichiarato - la missione di chi, come me, è chiamato a dirigere un'azienda ospedaliera, è quella di puntare sempre ad andare avanti e, attraverso l'innovazione e la formazione professionale, far crescere l'ospedale, anzi, gli ospedali, da Varese al Verbano".
"Sono contento di essere a Varese- ha concluso - e non lo dico per piaggeria. So che questo territorio è molto legato ai suoi ospedali e questo affetto rappresenta una risorsa da alimentare. In questo spero di poter contare anche sull'aiuto della stampa, la cui collaborazione è preziosa, come pungolo e come collegamento con la cittadinanza".
L'assemblea si è chiusa con il discorso di commiato di Walter Bergamaschi: "Il cambiamento - ha ammesso - è una componente del mio lavoro, lo so bene. Mi sono chiesto allora perchè ci sono rimasto così male quando ho saputo di dover lasciare Varese. E' perchè il nostro lavoro non può svolgersi al meglio se non ti metti in gioco con tutta la persona. Prima di venire a Varese lavoravo già nella sanità, ma il mio lavoro era concentrato sui numeri, sui dati. L'esperienza professionale a Varese invece mi ha coinvolto completamente, anche emotivamente, mi ha fatto crescere. E' stata la più importante della mia vita".
Varese, 3 settembre 2012