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Comunicati stampa
Laparoscopia urologica al Circolo
Interventi chirurgici sempre meno invasivi grazie ad una tecnica applicata solo in altri 5 centri lombardi
L’Unità Operativa di Urologia dell’Ospedale di Circolo di Varese, già all’avanguardia per molti aspetti, si arricchisce ulteriormente con l’introduzione, destinata ad estendersi su larga scala, di una nuova tecnica chirurgica mini invasiva. Accanto alla gamma completa di trattamenti per la calcolosi, compresa la moderna litotrissia extracorporea, alla Urologia Pediatrica e alla collaborazione con il Centro Trapianti per i trapianti di rene, nel reparto diretto dal dott. Alberto Mario Marconi è stata recentemente avviata l’urologia laparoscopica.
La laparoscopia è una tecnica chirurgica che, a differenza della chirurgia tradizionale, consente di operare attraverso piccole incisioni di un centimetro di diametro ciascuna. Pur essendo già ampiamente applicata in altre discipline chirurgiche, come la ginecologia o la chirurgia generale, la laparoscopia urologica ha iniziato ad affermarsi solo recentemente, circa un decennio fa, per le difficoltà legate alla posizione degli organi da trattare, ben protetti in profondità. In simili condizioni, la laparoscopia comportava un elevato rischio di sanguinamento, a vantaggio della tecnica tradizionale. Con l’innovazione tecnologica e l’introduzione del bisturi ad ultrasuoni e a radiofrequenza, la laparoscopia ha iniziato ad essere applicata in modo sicuro anche in urologia, offrendo indubbi vantaggi.
Da qualche mese questa tecnica ha iniziato ad essere applicata anche al Circolo: “Stiamo imparando in fretta - spiega il dott. Alberto Mario Marconi, direttore dell’U.O. di Urologia - Dopo i primi interventi effettuati grazie all’aiuto di un tutor esperto, il dott. Salvatore Scuzzarella, dell’Ospedale di Sondalo, siamo ormai in grado di operare da soli. È un’innovazione importante quella che stiamo compiendo e che si è resa possibile dopo il trasferimento nelle nuove sale operatorie del monoblocco, davvero all’avanguardia e super accessoriate. Sarebbe stato davvero un peccato non approfittarne, considerato anche il fatto che sono solo altri 5 gli ospedali lombardi in cui si applica questa tecnica”.
La laparoscopia si applica soprattutto agli interventi di prostatectomia radicale per tumore alla prostata, che sono circa 200 ogni anno, senza contare che anche il prelievo di rene da donatore vivente realizzato al Circolo qualche giorno fa è stato eseguito con questa tecnica.
“Entro la fine dell’anno contiamo di applicare la laparoscopia al 50% degli interventi di prostatectomia per tumore alla prostata – continua Marconi – lasciando alla chirurgia tradizionale gli interventi complessi, per i quali la laparoscopia si rivelerebbe eccessivamente indaginosa. Con questa tecnica mini invasiva offriremo evidenti benefici ai pazienti: la laparoscopia, infatti, riduce il trauma sugli organi pelvici perché evita di aprire l’addome, non lascia cicatrici esterne, riduce il rischio di infezioni, favorisce un decorso post operatorio rapido e con scarso dolore e, di conseguenza, limita a pochi giorni la degenza”.
La portata di tali benefici è ancora più evidente se si considera che il tumore alla prostata sta diventando lentamente la patologia oncologica più frequente nel maschio adulto e che, sempre più spesso, ad esserne colpiti sono uomini molto giovani, anche di età inferiore ai 40 anni.
Varese, 7 febbraio 2008