Area stampa
Area stampa
Comunicati stampa
“MATERNAL IMMUNIZATION” - ASST SETTELAGHI LA PRIMA IN LOMBARDIA AD OFFRIRE L’ANTI-PERTOSSE IN GRAVIDANZA:
TEMPO DI BILANCI
La Sette Laghi è stata la prima ASST della Lombardia ad offrire la vaccinazione anti-pertosse alle gestanti all’interno dei punti nascita.
A partire dallo scorso aprile le vaccinazioni in gravidanza vengono proposte e somministrate nei tre reparti di maternità (Del Ponte a Varese, Tradate e Cittiglio) afferenti alla Rete Integrata Materno-Infantile, diretta dal Prof. Fabio Ghezzi, in ottemperanza a quanto previsto sia dal piano di prevenzione vaccinale nazionale 2017-2019, sia da quello regionale.
Infatti, in analogia con altri paesi Europei e non che da tempo hanno attivato il programma, anche in Italia le Autorità sanitarie ora raccomandano alle mamme in attesa di vaccinarsi contro la pertosse per trasmettere gli anticorpi al nascituro e proteggerlo nei primi mesi di vita: se una donna esegue il vaccino durante il terzo trimestre di gravidanza, infatti, gli anticorpi prodotti dal suo sistema immunitario passano la barriera placentare e raggiungono il feto, che risulta così protetto dal rischio di contagio per i primi sei mesi dopo la nascita, in attesa di completare il ciclo vaccinale primario previsto per il neonato e poter disporre dei propri anticorpi.
La ASST Sette Laghi ha recepito in modo tempestivo non solo l’indicazione ad offrire il vaccino, ma anche il suggerimento di Regione Lombardia di erogare l’attività vaccinale direttamente all’interno dei punti nascita. Fin da subito infatti è sembrato chiaro che inserire questa pratica all’interno del percorso nascita, affidandola ad operatori esperti in medicina materno-fetale, anziché inviare le donne alle sedi vaccinali di zona favorisse l’adesione al vaccino. La creazione di punti vaccinali intraospedalieri ha lo scopo non solo di abbattere barriere logistiche, ma di poter utilizzare le competenze della medicina specialistica: per una gestante è più naturale affidarsi ai consigli del ginecologoe dell’ostetrica, che vede come figure di riferimento per tutto ciò che attiene alla gravidanza, non solo in tema di cura ma anche di prevenzione. Inoltre, portando le vaccinazioni all’interno dei reparti di maternità si è potuto creare un percorso che garantisce uniformità delle procedure e personale dedicato da utilizzare come riferimento per le attività vaccinali.
L’attività erogata nei primi 3 mesi dall’introduzione della vaccinazione nei punti nascita dà ragione alla scelta fatta. Sono infatti state vaccinate oltre 200 donnee l’adesione all’offerta è stata superiore al 90%. In un momento in cui la diffidenza riguardo la sicurezza dei vaccini sembra prendere preoccupantemente piede nel nostro paese, non ci si aspettavano risultati cosi incoraggianti. “Al Del Ponte abbiamo dovuto ampliare gli spazi dedicati alla vaccinazione perché le richieste sono andate oltre le previsioni iniziali” -afferma il Prof. Fabio Ghezzi-”Questo successo è sicuramente legato alla motivazione degli operatori coinvolti nel sensibilizzare le nostre pazienti su questo tema, allo sforzo di informare in modo sistematico l’utenza con materiale realizzato ad hoc, di agevolare la somministrazione programmandola in concomitanza ai controlli ostetrici. Tutto questo ha richiesto uno sforzo organizzativo non indifferente, se si pensa agli alti volumi di attività ambulatoriale che caratterizzano la nostra realtà”. Aggiunge: “Il percorso per la vaccinazione nelle gestanti è un esempio di un’ integrazione possibile e proficua tra servizi territoriali e ospedalieri, tanto auspicato per l’area materno-infantile: la partecipazione di tutti gliinterlocutori coinvolti ad un tavolo di lavoro comune ha consentito di creare sinergie e collaborazioni che hanno prodotto una risposta rapida ed efficace all’indicazione contenuta nel piano di prevenzione vaccinale”.
Quali sono gli obiettivi futuri? “Chiaramente vorremmo massimizzare la copertura vaccinale” - sottolinea la Prof. Antonella Cromi, Responsabile della Struttura Semplice di Patologia della Gravidanza – “Sull’immunizzazione materna c’è ancora poca informazione e poca sensibilità, perché se ne parla da poco, quindi può accadere che la futura mamma interessata alla vaccinazione si senta addirittura sconsigliare a vaccinarsi dal suo medico curante. Dobbiamo quindi lavorare su due fronti principali: il primo è quello del coinvolgimento degli operatori sanitari del territorio, affinché si faccia fronte comune contro la disinformazione; il secondo è quello dell’abbattimento delle barriere all’adesione, rappresentate sia dai timori del tutto ingiustificati sulla sicurezza del vaccino, sia dall’errata percezione che il neonato che non frequenta coetanei e trascorre molto tempo in casa possa difficilmente contrarre la pertosse.”
Se l’idea di vaccinarsi mentre si è in gravidanza suscita qualche perplessità nelle future mamme, occorre rassicurarle, dal momento che per il vaccino anti-pertosse abbiamo abbondanza di dati. Infatti diverse agenzie sanitarie governative, a cominciare da quelle degli Stati Uniti, hanno iniziato a consigliare la vaccinazione in gravidanza a partire dal 2011/2012. In questi anni sono pertanto stati raccolti dati relativi a diverse centinaia di migliaia di coppie madre-bambino sottoposte a vaccino combinato antidifterite, tetano e pertosse che hanno consentito di stabilire con certezza che il vaccino in gravidanza non comportarischi per la salute della donna e del nascituro.Al contempo però, l’esperienza pluriennale di questi paesi ha permesso di verificare l’efficacia del vaccino in gravidanza nel ridurre le morti neonatali dovute alla malattia, la necessità di ricovero e la minor gravità dell'infezione nei lattanti.
Per quanto riguarda la mancata percezione da parte delle gestanti del rischio che ha il neonato di contrare la pertosse, va sottolineato che il batterio della pertosse continua a circolare tra gli adulti, senza che se ne abbia consapevolezza perché i sintomi sono più sfumati rispetto al bambino e non vengono riconosciuti come pertosse. “Si stima addirittura che nella metà dei casi di infezioni neonatali è la mamma stessa la fonte del contagio.” – afferma il Prof. Massimo Agosti, Direttore del Dipartimento Donna e Bambino - “ Ciò accade perché la memoria immunitaria, sia indotta dalla malattia che dal vaccino ha una durata limitata nel tempo (7-10 anni), quindi la gestante che è stata vaccinata o si è ammalata nell’infanzia può non aver sufficienti anticorpi da trasmettere al nascituro. Inoltre dobbiamo considerare il tasso non ottimale di copertura vaccinale in Italia, anche nei confronti della pertosse.Bisogna ricordare alle future mamme che lapertosse contratta nei primi mesi e comunque nel primo anno di vita può rappresentare una grave minaccia per il bambino, con percentuali elevate di ricoveri dovuti alle complicanze dell'infezione (difficoltà respiratoria, polmonite, convulsioni) e alto rischio di mortalità ad esse correlato, riportato fino a 1%.”
Varese, 02 agosto 2018