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Comunicati stampa
Con la supervisione del Comitato Etico, cresce la portata dell’attività di sperimentazione dell’Azienda ospedaliera
Human Pathology, una delle più autorevoli riviste scientifiche a livello internazionale, ha recentemente pubblicato i risultati di uno studio ideato dall’U.O. Anatomia Patologica dell’Azienda ospedaliera di Varese, diretta dal Prof. Carlo Capella.
La ricerca riguarda i tumori neuroendocrini dello stomaco e ha permesso di identificare i parametri necessari per meglio classificare queste neoplasie e definire la prognosi dei pazienti in modo più preciso. A breve, inoltre, sempre facendo riferimento ad un’iniziativa dell’Anatomia patologica varesina, verranno presentati a Vancouver, al 101 USCAP Meeting, i dati relativi ad un altro studio, dedicato ai carcinomi acinari del pancreas.
Sono solo due esempi che testimoniano l’intensa e incisiva attività di ricerca e sperimentazione condotta all’Ospedale di Varese e catalizzata dalla presenza dell’Università dell’Insubria.
Un altro studio in corso particolarmente meritevole di menzione è quello dedicato alla trombosi venosa splancnica promosso dal prof. Walter Ageno, dell’U.O. Medicina 1: si tratta di una ricerca su una patologia rara ma potenzialmente molto severa che ha coinvolto, coordinati dall’Ospedale di Varese, non solo centri italiani, ma anche di una quindicina di paesi nel mondo e che sta arruolando una delle maggiori casistiche prospettiche in questo ambito.
L’attività di sperimentazione che si svolge nell’Azienda Ospedaliera varesina conta al momento circa 200 protocolli attivi e si svolge sotto il costante e attento monitoraggio del Comitato Etico indipendente, un organismo di cui si avvalgono le aziende ospedaliere per tutelare i diritti, la sicurezza e il benessere delle persone e autorizzare le proposte di studio, garantendo sempre e comunque il rispetto dell’eticità.
Più nel dettaglio, la sperimentazione può riguardare l’utilizzo di farmaci, di particolari dispositivi medici, l’introduzione e il confronto di tecniche chirurgiche e, ultima frontiera della ricerca, studi relativi alla genetica, che mirano ad identificare possibili fattori di rischio nello sviluppo di certe patologie al fine di prevenirle o di combatterle più efficacemente.
All’interno di questa suddivisione, la sperimentazione si articola poi in due filoni principali: gli studi condotti su proposta di grandi ditte di ambito sanitario che si rivolgono alle strutture ospedaliere per proporre sperimentazioni in fase normalmente già piuttosto avanzata, e gli studi di tipo non commerciale che si sviluppano a partire da iniziative, spesso vere e proprie intuizioni, nate all’interno dell’Ospedale, da parte dei clinici che vi operano.
A Varese, il primo tipo di sperimentazioni coinvolge soprattutto l’ambito oncologico e cardiovascolare ed è sicuramente quello più rilevante in termini di volume di studi compiuti. Grazie all’adesione a questo tipo di sperimentazioni, i nostri pazienti, oltre che accedere normalmente alle più moderne terapie già sottoposte a sperimentazione clinica e ormai definite come standard d’eccellenza, possono, in presenza di certi requisiti e previo loro consenso, ricevere anche delle terapie assolutamente nuove che potrebbero offrire loro benefici ulteriori aiutando al contempo il progresso della medicina.
A questo proposito si segnala che è partita da poco, nel giovane reparto di Ematologia, diretto dal prof. Passamonti, la prima sperimentazione clinica di fase 1 a cui abbia mai aderito l’Azienda Ospedaliera.
La fase 1 indica la fase più precoce, e quindi più delicata e determinante, degli studi clinici sull’uomo, quella che coinvolge i centri più autorevoli in una particolare specialità medica.
In termini molto sintetici, lo studio in questione mira a valutare la sicurezza dell’associazione e le caratteristiche di due nuovi farmaci per la cura della mielofibrosi, una malattia neoplastica ematologica piuttosto rara.
Le sperimentazioni più significative per portata innovativa ed incisività sono però quelle avviate su iniziative sviluppatesi all’interno dell’Azienda ospedaliera, come quelle citate in apertura. Esse riguardano prevalentemente alcune specialità, quali la medicina interna, l’anatomia patologica, la neurologia, le malattie infettive e la ginecologia.
Proprio per promuovere la ricerca scientifica, l’Azienda ospedaliera di Varese sta lavorando per istituire una Biobanca che conservi campioni biologici di vario tipo, raccolti per eseguire delle analisi di cui i pazienti hanno avuto necessità e donati dai pazienti stessi ai fini di future ricerche, sempre sotto il controllo attento e scrupoloso del Comitato Etico.
Varese, 20 marzo 2011