I territori di confine affrontano sempre maggiori difficoltà ad arginare l'esodo di professionisti che scelgono di attraversare il confine per lavorare in Svizzera.
Più del 25% dei 16 mila operatori sociosanitari del Ticino sono frontalieri, di cui il 70% italiani e, per la maggior parte, lombardi. Infatti, medici, infermieri, operatori sanitari trovano facilmente condizioni di lavoro e salari migliori in Svizzera.
I motivi che li spingono sono molteplici, di cui sicuramente il più rilevante è rappresentato dalle condizioni salariali più vantaggiose. Basti pensare che uno stipendio medio per un infermiere in Svizzera va dai 4000 ai 5000 franchi svizzeri. Questo significa che i frontalieri in un ospedale del Canton Ticino guadagnano molto di più di un collega che presta servizio in un ospedale italiano che guadagna circa 1400 euro (ben al di sotto della media europea che si attesta sui 1900 euro, con punte di 2500 euro nei paesi anglosassoni). Secondo i dati del 2018 dell'Ufficio Federale di Statistica Elvetica, i medici specialisti liberi professionisti conseguono un reddito mediano annuo di 257 mila franchi, con un massimo di 697 mila nel settore della neurochirurgia.
La Svizzera dipende fortemente dalla manodopera proveniente dall'estero. Nel Canton Ticino, per esempio, i dati del 2021 dell’Ufficio Cantonale di Statistica evidenziano che dei 31000 che lavorano in ambito socio-sanitario, quasi 5000 sono frontalieri che ogni giorno entrano in Ticino dall'Italia, cioè 1 su 6.
Oltre ai frontalieri, 20 mila sono gli infermieri che hanno scelto di lasciare l’Italia, specie dopo la pandemia che ha contribuito ad aggravare la situazione e a dare una ulteriore spinta verso paesi professionalmente più attrattivi, per migliori condizioni remunerative e sviluppo di carriera (dati FNOPI - Federazione Nazionale Ordini professioni infermieristiche). Nella sola provincia di Varese, ad esempio, 250 sono gli infermieri che, tra il 2021 e il 2022, hanno abbandonato l’Italia per andare a lavorare in Ticino.
A causa della carenza infermieristica, oramai diffusa su tutto il territorio europeo – in Lombardia mancano circa 9000 unità –, si è scatenata una agguerrita concorrenza tra Ticino e Italia, tra i cantoni francofoni e germanofoni di confine con, rispettivamente, la Francia e la Germania o l'Austria. Per esempio, gli infermieri francesi, dopo essere stati formati nelle scuole francesi, in Alta Savoia, si spostano per andare a lavorare al confine con il Canton Ginevra, dove cè una carenza del 20-25% di personale infermieristico. Per questa ragione il governo francese ha proposto l’obbligo di versare una parte del costo della propria istruzione per chi dovesse decidere di esercitare all'estero.
Purtroppo in Italia un infermiere, a parte le maggiorazioni dello stipendio dovute esclusivamente all’anzianità di servizio, non ha possibilità di avere avanzamenti di carriera, anche se ha una specializzazione o un master! In Svizzera, Austria e anche Germania, oltre a beneficiare di condizioni economiche migliori, un infermiere vede una maggiore valorizzazione delle proprie competenze, con possbilità di crescita professionale e di carriera. In Austria durante la pandemia, oltre ad uno stipendio più alto, si garantiva ad un infermiere, vitto e alloggio, un corso di lingua, mezzi pubblici gratuiti e, a quelli con esperienza in ambito intensivistico, anche l’assicurazione professionale gratuita.
La vicinanza col confine italo-elvetico fa sì che Luino sia fortemente interessata dal frontalierato di professionisti sanitari, cioè dalla presenza di medici, infermieri e altri professioni sanitarie che si recano giornalmente in Svizzera per lavoro, come anche da questa emorragia di personale sanitario verso la nazione elvetica.
Di fronte a queste problematiche, come possiamo rendere più attrattiva la nostra Sanità di confine?
Tra le proposte avanzate a livello regionale in ambito infermieristico due sembrano essere particolarmente interessanti: il riconoscimento del ruolo dell’infermiere specialista clinico e l’indennità di prossimità sotto forma di sgravi fiscali e bonus aggiuntivi - sul modello della carta sconto benzina per i Comuni della fascia di confine - da corrispondere a quanti decidessero di rimanere a lavorare in territorio italiano.
Luino, la città di Venga a prendere il caffè da noi, per la sua collocazione lacustre, è una popolare destinazione turistica, con flussi particolarmente significativi dalla Svizzera e, in generale, dall'area linguistica tedesca.
Nelle zone di confine, come il luinese, la sanità italiana garantisce la gestione delle urgenze ed emergenze dei turisti, soprattutto tedeschi e svizzeri, in vacanza in Italia. Così il turismo alimenta indirettamente una sanità di confine che vede soprattutto gli elvetici ricoverarsi presso le nostre degenze, in solvenza, in quanto essendo cittadini extracomunitari pagano la degenza, gli interventi e le procedure eseguiti durante il ricovero, spesso grazie alle polizze assicurative che risarciscono il paziente/cliente, garantendogli – nel caso – anche il trasporto per il rientro nel proprio paese di origine.
Da questo potremmo ripensare ad una offerta assistenziale che vada al di là dell’urgenza – emergenza.
Per esempio, un’indagine dello IUBH Touristik-Radar (Bad Honner International University 2016) ha evidenziato che il 55% dei tedeschi si immagina come “un turista della salute”. Nelle regioni settentrionali della Germania come Brema, Amburgo e Meclemburgo-Pomerania Anteriore, la percentuale sale al 62%. Più della metà dei tedeschi sarebbe disposta a recarsi in un altro Paese per sottoporsi a cure ed interventi chirurgici, il che si traduce in un grande potenziale e, allo stesso tempo, in una grande sfida per attirare nelle zone di confine questo gruppo di turismo della salute.
Pensiamo all’offerta ambulatoriale nelle diverse branche della Medicina Interna, che spazia dalla Diabetologia alla Pneumologia, dalla Reumatologia alla Cardiologia, dagli Ambulatori di ipertensione arteriosa, obesità a quelli di ultrasonografia vascolare; senza considerare il ruolo della Medicina Preventiva, in ambito di nutrizione, correzione dei fattori di rischio e programma di screennig oncologico e di rischio cardiovascolare.
L’offerta sanitaria ospedaliera e territoriale nelle aree dell’Asst Sette Laghi, come Luino, confinanti con la Svizzera potrebbe essere incentivata e l’afflusso potrebbe essere significativo, in particolar modo perché in Italia gli elvetici potrebbero comodamente coniugare le cure mediche con delle vacanze culturali ed enogastronomiche nei nostri ameni luoghi di lago e montagna.
Sotto il profilo delle formazione, poi, le aree di confine, come Luino, potrebbero rappresentare luoghi di scambio culturale e di formazione in campo medico - sanitario dei professionisti in formazione elvetici, grazie all’apporto formativo dei docenti dell’Università dell’Insubria.
Tutto questo potrebbe garantire un indotto da “spendere” sui territori di confine in investimenti, beni e servizi capaci di aumentare la qualità di vita dei residenti, rendere quei luoghi più attrattivi, dare valore alle persone e fare sistema con il territorio.