parto
Parto

La nascita di un bambino è un evento straordinario nella vita di una donna; è prima di tutto un fenomeno biologico, ma è anche un processo di trasformazione e di adattamento che incide profondamente nella sua vita concreta, emotiva, relazionale.
Nella maggior parte dei casi il parto avviene al termine fisiologico della gravidanza (circa a 40 settimane) ed avviene in modo spontaneo. In assenza di fattori di rischio, non è consigliato indurre il parto prima della 41 settimana.
Fasi del travaglio
Il travaglio si suddivide in quattro fasi:
- Periodo prodromico o prodromi di travaglio: caratterizzato dalla trasformazione del collo dell’utero (rammollimento, accorciamento e dilatazione fino a 4 cm)
- Fase dilatante o primo stadio: dai 4 cm di dilatazione del collo uterino alla dilatazione completa di 10 cm.
- Fase espulsiva o secondo stadio: dalla comparsa delle spinte spontanee alla fuoriuscita del bambino.
- Secondamento o terzo stadio: espulsione della placenta
Il collo dell'utero inizia a modificarsi e prepararsi a partire dalle ultime settimane prima del travaglio, caratterizzate da attività contrattile uterina sporadica, a volte anche dolorosa.
Perdita del tappo mucoso
La fase di preparazione al travaglio può essere accompagnata da segni quali perdite di muco bianco, marrone o rosato. Il collo si apre e qualche capillare può rompersi e causare la perdita di piccole perdite di sangue, che può manifestarsi subito (rosa) o fuoriuscire dopo un po' (marrone). Qualche volta, si può avere anche la fuoriuscita di una sostanza gelatinosa, grigiastra o giallognola, compatta, che è il tappo mucoso. La perdita del tappo mucoso non è necessariamente un sintomo di inizio travaglio, perché il muco può uscire un po’ per volta dopo l’inizio del travaglio o anche non verificarsi mai.
Fase prodromica
Il periodo prodromico del travaglio è caratterizzato da contrazioni abbastanza regolari e dolorose, intervallate da pause anche lunghe. Spesso, in questa fase può comparire nausea e a volte vomito.
La fase prodromica è il momento più variabile e imprevedibile che riguarda la nascita, in quanto il tempo e le energie per raggiungere la fase attiva del travaglio non sono quantificabili a priori e dipendono dalle condizioni iniziali del collo dell'utero: se queste condizioni sono favorevoli, sarà più veloce, se invece sono sfavorevoli occorre essere preparate a metterci un po’ più di tempo. In ogni caso, il collo dell'utero si modificherà e il travaglio di parto comincerà.
Cosa fare nel periodo prodromico?
Meglio aspettare nell’intimità della propria casa, insieme al proprio compagno o alla persona che si preferisce avere accanto, fino a che ci si sente tranquille e al sicuro. E’importante alimentarsi con piccoli pasti digeribili e idratarsi.
Per ridurre la sensazione dolorosa delle contrazioni può aiutare fare un bagno o una doccia calda, farsi massaggiare, muoversi liberamente e assumere le posizioni più antalgiche.
Fase dilatante
La fase dilatante ha inizio quando le contrazioni diventano ripetitive, regolari e dolorose (1 contrazione ogni 3-4 minuti della durata di circa 1 minuto) per almeno due ore e quando il collo dell'utero si accorcia completamente e la dilazione raggiunge i 4 cm. La durata del periodo dilatante può essere molto variabile, a seconda che sia il primo bimbo o il secondo e successivi, e alle caratteristiche personali di ogni donna. In media dura circa 8 ore per la primigravida e 5 ore per la pluripara.
In questa fase, la mamma e il suo accompagnatore vengono ammessi in sala travaglio e affidati alle cure di un'Ostetrica che ha il compito di sostenerla, incoraggiarla, controllare l'evoluzione del travaglio, il suo benessere e quello del bambino. La creazione di un ambiente soffuso, la maggior privacy possibile hanno lo scopo di aiutare la coppia ad affrontare al meglio il percorso del travaglio.
Rispetto alla fase prodromica, c'è la necessità di una respirazione più profonda, di maggiore movimento per rispondere al dolore, la possibile comparsa di nausea e vomito, un aumento della sudorazione, la necessità crescente di riposo con una riduzione del dialogo.
E' importante ascoltare il proprio corpo e le indicazioni che esso da, soprattutto per quanto riguarda l’idratazione e l’alimentazione, prediligendo cibi leggeri facilmente digeribili e liquidi chiari, bevande isotoniche, the o succo di frutta. Non bisogna dimenticarsi di svuotare spesso la vescica, soprattutto per evitare di aumentare il dolore a livello pelvico e dare maggior spazio di movimento al bambino.
Il bambino durante questa fase esegue dei movimenti che lo aiutano a cercare la posizione corretta per nascere ed il modo migliore per favorire questa ricerca è il movimento attivo materno. La mamma é libera di cambiare posizione frequentemente, adottando quella che le da maggior sollievo nella gestione della contrazione (per esempio in piedi, sul fianco, a carponi, seduta sulla palla) e possibilità di riposo durante le pause.
Fase latente
Raggiunta la dilatazione completa si assiste in genere a uno spontaneo rallentamento dell’attività contrattile, che può durare fino a due ore. Si tratta di un benefico periodo di riposo che permette alla mamma di riprendere tutte le forze necessarie per affrontare il periodo espulsivo vero e proprio e al bambino di adattarsi al meglio al canale del parto
Fase espulsiva
La durata del periodo espulsivo può variare molto da una donna all’altra. In media ci si aspetta la nascita entro 3 ore di periodo espulsivo nella primigravida e 2 ore nella pluripara.
Le contrazioni del periodo espulsivo sono caratterizzate da un dolore avvertito sempre di più a livello perineale e non più nella fascia lombare e/o addominale come durante il periodo dilatante. Un'altra sensazione spesso riferita dalle donne in periodo espulsivo è quella di un peso a livello rettale associato a una voglia impellente di spingere. Tutte queste percezioni sono il segno del progredire della testa del bambino, che, contrazione dopo contrazione, scende con un movimento “a cavatappi” attraverso il canale vaginale.
Le posizioni che si possono assumere in periodo espulsivo sono molteplici. Come durante il periodo dilatante, la donna può scegliere la posizione che preferisce, cambiandola ogni volta che ne sente il bisogno. La donna può spingere in piedi, accovacciata, sostenuta dalla persona che è con lei, a carponi, sdraiata su un fianco o sullo sgabello da parto. Non esiste una posizione migliore delle altre, la cosa importante è trovare quella che permette di assecondare al meglio il desiderio di spingere.
Il secondamento
Il secondamento è il distacco e l'espulsione della placenta. E’ un processo indolore che normalmente non necessita di nessun intervento. L’Ostetrica attende, sempre valutando il benessere materno. Una volta fuoriuscita la placenta, è possibile valutare e riparare eventuali lacerazioni perineali.
Subito dopo la nascita, se le condizioni della mamma e del neonato lo permettono e se la madre lo desidera viene garantito il contatto pelle-pelle. Il bambino viene asciugato dall’Ostetrica e posto nudo sul petto della mamma coperto da un telo asciutto e caldo. Il cordone viene tagliato quando smette di pulsare. Il contatto pelle-pelle garantisce vantaggi sia alla mamma che al bambino:
- il calore materno mantiene costante la temperatura del neonato, abituato ai 37° dell’interno dell’utero;
- la voce e l'odore materno tranquillizzano il neonato vigile e attento al nuovo ambiente che lo circonda;
- favorisce il rilascio di ossitocina da parte della mamma che va ad agire sull’utero, aiutandolo a contrarsi, e sul seno, preparandolo alla produzione di colostro;
- favorisce la ricerca del seno da parte del neonato, che con movimenti spontanei si avvicina al seno per la prima poppata.
Durante le prime due ore dopo la nascita, il neonato viene monitorato controllando frequenza cardiaca e saturazione mentre alla mamma vengono effettuati due controlli a distanza di una e di due ore dal parto. Al termine di questo periodo, prima di trasferire mamma e neonato nel reparto di degenza, vengono effettuati il bagnetto, la misurazione del neonato e le profilassi previste per legge, che comprendono la vitamina K per prevenire la malattia emorragica del neonato e il collirio antibiotico per prevenire le infezioni oculari.